Ho bisogno di me

Il film

«Un film su di me? Mi piace pensarlo come un film attraverso di me. Decidere di farlo è stato un atto di coraggio, farlo è stato un bellissimo viaggio di guarigione. Condividerlo ora è un salto nel buio».

«Da bambina? Volevo fare l’attrice e la danzatrice. Ma sono finita a fare la giornalista.
Non ho mai smesso però di sognare di occuparmi, un giorno, di video e di arte. Ora questo giorno è arrivato, l’ho scelto, me lo sono concesso, finalmente.

Confesso che ho una gran paura, ma come dicono i miei amici pellerossa… “oggi è un buon giorno per morire“»

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Discendo da una stirpe di donne forti e fuori dalle regole.

«Ho notizia della mia famiglia dal lato materno, quello dei Vivant italianizzato in Vivante, sin dal ‘200. Una famiglia di mercanti, armatori e rabbini circoncisori. ».

«La mia passione è l’antenata Rachele Vivante, che, a metà Settecento, a soli 17 anni, per evitare un matrimonio combinato dal padre col cugino Menachem, scappa di casa. Da ebrea si fa ortodossa, sposa Spiridione Bulgari e con lui fugge da Corfù a Venezia. Peccato che questo provochi una sommossa e un processo che coinvolge la Serenissima (cattolica), i greci (ortodossi) e gli ebrei.

Non contenta, una volta arrivata a Venezia, molla pure Spiridione per un medico cattolico e riesce a cambiare ancora religione. Un bel fegato la ragazza! La sua ribellione, la sua sete di libertà e il suo coraggio – e anche il suo piantar su gran casini! – li sento scorrere ancora nelle mie vene.

Del resto fughe, mondanità e capovolgimenti hanno caratterizzato tutta la mia genia.

Mio nonno Mario veneziano, da ebreo si fa cattolico per sposare la bellissima nonna (Marghe)Rita, detta Riti-sbiti, la matta. I miei nonni nei primi decenni del Novecento si traferiscono a Trieste. Erano sempre ospiti alle feste del Duca d’Aosta, lei solo ermellini e guanti bianchi, lui alla cloche dei primi aerei dell’epoca con l’amico Gabriele D’Annunzio».